Studi Tributari Europei. Vol.12 (2022)
ISSN 2036-3583

Nota del Ministero Federale delle Finanze tedesco sulla limitata detraibilità degli interessi passivi

Ministero Federale delle Finanze tedesco

Pubblicato: 2023-10-03

Traduzione di Enrico Altieri

Con riferimento all’esito delle consultazioni con le massime autorità finanziarie dei Länder viene presa la seguente posizione sui problemi applicativi del § 4h EStG (legge sull’imposta sul reddito) e del § 8 a KStG (legge sull’imposta sulle corporazioni) nella versione della legge di riforma fiscale delle imprese 2008 del 14 agosto 2007 (BGBL (g.u. legislatica) 1 s 1912 – limitazione degli interessi).

I. Periodo di applicazione

La limitazione d’interessi deve applicarsi inizialmente, per la prima volta, dopo il 25 maggio 2007 (giorno della deliberazione del Bundestag Tedesco sulla legge di riforma fiscale delle imprese e non aver termine prima del 1° gennaio 2008 (§52. 12d EStG, § 34.6a parte 3a KStG).

II. Deduzioni di spese per compiti aziendali per applicazioni d’interessi (§4h.1 EsTG, § 8 a.1 KStG)

1. Azienda

Il § 4h EStG è una norma di indagine su entrate e limita la deduzione di spese per compiti aziendali, per deduzioni d’interessi, di un’azienda. Sono presupposto le entrate dell’azienda nazionale o estera, impresa commerciale o lavoro autonomo.

Un imprenditore singolo può avere più aziende (v., però, in proposito, punti 62 e 64).

Una società di persone che opera amministrando un patrimonio non è un’azienda nel senso della limitazione degl’interessi, e cioè quando le sue entrate si realizzano attraverso attività commerciale secondo il § 15.3 n.2 EStG.

Una contitolarità d’impresa ha una sola aziende ai fini della limitata deduzione.

All’ azienda dell’impresa con più titolari appartiene, oltre che l’intero patrimonio nominale, anche il capitale di esercizio di contitolari d’impresa sotto il profilo del § 15.1 n.2.3 EStG.

Una società di capitali ha in principio un’azienda sotto il profilo della limitazione degl’ interessi. Secondo il § 8 a.1.4 KSt il § 4h EStG deve essere applicato. Alle società di capitali che determinano gli utili realizzati attraverso un’eccedenza delle entrate sui costi della pubblicità il § 2.2 n. 2 EStG dev’essere applicato secondo il suo significato.

La società in accomandita per azione ha una sola azienda ai fini della limitazione degli interessi; ad essa appartiene anche la parte di utile del socio personalmente responsabile. Sulla società in accomandita per az. v. anche punto 44.

Le filiali di imprese non sono aziende vere e proprie.

Il complesso degli organi è considerato, ai fini della limitazione dell’interesse, come un’azienda (§ 15.1 n.3 KStG).

2. Crediti di capitale / capitale di prestito

La limitazione d’interesse comprende, in principio, solo ammontari ed esborsi da cessione di capitale in danaro (recezioni e pagamenti d’interessi in senso stretto) e non quelli da capitale reale. Sono, così, capitale in prestito nel senso del § 4 h.3 EStG tutti gli apporti al passivo di capitale debitori in danaro che non fanno parte, secondo criteri fiscali, del capitale proprio. Sono questi, in particolare

  • i prestiti a interesse fisso e variabile (anche quando si tratta di concessioni di prestiti e debiti nel senso del § 8b.3.4 e seg. KStG);

  • i mutui parziali;

  • le partecipazioni tipicamente occulte;

  • le obbligazioni con diritto di utile;

  • il capitale con diritto di godimento (ad eccezione di quello di cui al §8.3.2 KStG.

Non ha rilevanza la durata del trasferimento di capitale

Per le banche anche il capitale proprio da imputare al capitale estraneo non costituisce capitale estraneo nel senso del §43.2 EStG.

La cessione di una pretesa per un ammontare al di sotto del valore nominale vale come trasferimento proprio di capitale estraneo ai sensi del § 4h.3 EStG quando la cessione deve essere decisa dal cedente (cd. forfettizzazione impropria). Devono osservarsi i principi della nota ministeriale del 9 gennaio 1996. Se il cessionario riceve anche il rischio dell’insolvibilità del debitore della pretesa trasferita (cd. forfettizzazione / factoring proprio) non si producono interessi nel senso del § 4h.3 parte 2 e 3 EStG, sia per il cedente, sia per il cessionario. Non viene, però, considerato se cessionario e cedente, sulla base di una conforme richiesta scritta, che deve essere presentata, per il cessionario, all’ufficio finanziario competente per territorio, la forfettizzazione propria e cioè la Factoring propria, che si tratti di trasferimento di capitale esterno nel senso del § 4h.3 EStG (v. in proposito punti 32 e seg. e 37 e segg.). Il cessionario deve dimostrare, in questi casi, con una dichiarazione scritta ed irrevocabile che egli è d’accordo con la previsione degli utili da interesse nel quadro della limitazione d’interessi. L’applicazione del regima di equità nei confronti del cessionario dipende, per il cedente, dalla previsione d’interessi da corrispondersi. Salva l’accollo del rischio d’insolvenza e gli altri costi, non vi sono rilievi in tema d’interesse da parte del cedente e percezioni d’interessi da parte de cessionario. Non ha rilievo se la pretesa fatta valere sia una pretesa da trasferimento di capitale monetario; anche il far valere una pretesa da trasferimento di capitale patrimoniale può, di per sè, costituire un trasferimento di capitale esterno.

3. Applicazioni d’interessi/Ammontare dell’interesse

Le applicazioni d’interessi nel senso della limitazione di interesse sono remunerazione per capitale esterno (§ 4h.3.2 EStG): L’ammontare nel senso della limitazione degl’interessi è un ammontare da crediti di capitale di ogni specie(§ 4h.3.3 EStG). Di questo fano parte anche interessi ad una tasso isso o variabile, ma anche partecipazioni a un utile compensi per prestiti parziali),diritti di godimento e titoli di credito e applicazione d’interessi per percentuale di volume d’affari; sono anche ammontare d’interessi anche percezioni di corrispettivi che non sono considerati, è vero, come interesse, ma hanno natura compensatoria (per es. danno, disagio, danni casuali e spese che vengono pagate dal concedente del capitale esterno).

Gl’interessi o il loro ammontare non sono dividendi cioè, secondo i §§ 233 e segg. AO, né sconti né abbuoni.

Gli importi distribuiti o analoghi alla distribuzione da patrimonio d’investimento che derivano da importi d’interessi nel senso del § 4h.3.3 EstG sono da considerare, nei confronti dell’investitore, come importi d’interessi nel quadro del §2.2° InvStG nel testo della legge sull’anno fiscale 2008).

Alla limitazione d’interessi sono soggette solo quelle applicazioni d’interessi e importi d’interessi che hanno diminuito o aumentato l’utile decisivo e il ricavo decisivo. Non sono, in particolare, interessi deducibili i nel senso del § 4h3.2 EstG, secondo il § 3c.1 e 2 EstG, §4.4° EstG, 4.5.1 n. 8° EstG che non hanno ridotto, in quanto distribuzione occulta di utili, il reddito di una corporazione.

Le applicazioni d’interessi che costituiscano, nel paese, redditi speciali imponibili di una contitolarità d ’impresa nel senso del § 15.1 n.2 EstG, non costituiscono, né applicazione d’interessi della partecipazione d’impresa, né importi d’interessi che siano percepiti per compiti speciali di azienda o per loro ricevimento vengono imputati alla situazione della partecipazione all’impresa.

Le imposizioni d’interessi per capitale esterno che vengono utilizzate per il finanziamento della produzione di un bene patrimoniale (ad es., interessi per il tempo di fabbricazione) possono essere considerati costi di produzione secondo il § 255.3.2 HGB ove ricadano nel periodo della produzione. In questo caso i tardivi allibramento o ammortamento della relativa posta attiva non sono considerabili come imposizione d’interessi nel senso della limitazione d’interessi (cfr. sentenza del BFH (Corte Finanziaria Federale) del 30 aprile 2003, BStBLl 20204 II pag. 192).

Gl’interessi sull’enfiteusi o sulla superficie costituiscono una controprestazione per l’utilizzazione di un terreno e non portano ad imposizione o recezione d’interessi.

Gli effetti reddituali relativi ad iscrizioni di riserve nel bilancio fiscale non sono percezione d’interessi, né apposizione d’interessi nel quadro della limitazione d’interessi. Ciò non vale quando vengono iscritte riserve per imposizione d’interessi nel senso del § 4h.3 II parte EStG.

I redditi da utilizzazione oltre termine da capitale patrimoniale non costituiscono, in principio, recezioni né imposizioni d’interessi nel senso della limitazione d’interesse. Di questi fanno parte anche anche le imposizioni e le percezioni d’interessi che gli stabilimenti separati ricevono dall’affitto di oro e dai conti di metalli preziosi.

Una locazione di titoli cartacei o un negozio analogo può costituire un abuso di possibili operazioni giuridiche (§ 42 AO), quando la stessa, ad es., deve servire a a conseguire utili occulti a favore del cedente e, in tal modo, di accrescere la deducibiltà di relative imposizioni d’interesse.

I redditi da interessi su rate di leasing per percezione o imposizione d’interessi, se la proprietà economica sul bene in leasing (capitale patrimoniale) appartiene al concedente del leasing, deve essere considerata una richiesta di prestito con obbligo di restituzione. per il concessionario. Devono osservarsi i principi stabiliti nelle note del BMF del 19 aprile 1971 del 21 marzo 1972, del 2 dicembre 1975 (allegato 21 III EStH 2007)e del 23 dicembre 1991.

Se, in conformità alle note del BMF sopra citate, la proprietà economica sul bene resta al concedente in leasing (contratti di pieno e parziale ammortamento) e si tratta di leasing finanziario di immobili, è possibile una previsione di redditi da interesse nelle rate di leasing, quando il concedente giustifica con le rate da riscuotere nel periodo della locazione, al contempo, e una perdita derivante da un esercizio di un diritto di opzione concordato dall’inizio al termine della locazione e tutti i costi accessori, ivi comprese le spese di finanziamento e ne dà la prova alle autorità finanziarie. Il concedente in leasing può, in questi casi, saldare i redditi da interessi come ricezione di interessi nel quadro della limitazione d’interessi se dimostra in modo evidente nelle rate di leasing la percezione di utili da parte del concessionario e deve considerare, da parte sua, gli utili come imposizione d’interessi nel quadro della riduzione d’interessi.. La previsione di utili da interesse in rate di leasing presuppone una comune richiesta scritta di concedente e concessionario leasing all’ufficio finanziario competente per territorio per il concedente. Il concedente deve, inoltre, dimostrare che il concessionario ha rilasciato una dichiarazione di accordo scritta ed irrinunciabile, secondo cui egli è d’accordo sull’imposizione degli utili da interesse come apposizioni d’interesse nel quadro del limite agli interessi. L’applicazione del regime di equità nei confronti del concedente dipende dalla corrispondente qualificazione degli interessi nei confronti del concessionario. Nei contratti di leasing su immobili che sono stati conclusi fino al 25 maggio 2007 (giorno della deliberazione del Bundestag Tedesco sulla legge sulla riforma fiscale delle imprese) ciò non è richiesto nel periodo fino alla possibilità, ammessa per la prima volta, di modifica del contratto di leasing, se il concedente giustifica i suoi costi di produzione del bene oggetto di leasing riferentisi alle rate esigibili con una perdita da un esercizio dall’inizio alla fine nel periodo – base di locazione contrattualmente convenuto e prova questo nei confronti delle autorità finanziarie. Il concedente in leasing può, in questi casi, saldare gli utili da interesse come imposizione di interessi nel quadro della limitazione d’interessi quando egli dia la prova manifesta degli utili contenuti nelle rate di leasing nei confronti al concessionario, mentre il concessionario deve, da parte sua, considerare gli utili da interesse come imposizioni d’interesse nel quadro della limitazione d’interessi. La definizione di utili da interesse come imposizioni d’interesse in rate di leasing presuppone una comune richiesta scritta ed irrevocabile di concedente e concessionario in leasing all’ufficio finanziario competente per territorio per il concedente. Questo deve, inoltre, dimostrare che il concessionario abbia rilasciato all’ufficio finanziario per lui competente per territorio una dichiarazione di assenso scritta ed irrevocabile, secondo la quale egli è consenziente alla definizione degli utili da interesse come applicazioni d’interesse nel quadro della limitazione degli interessi.

4. Apposizione d’interessi

L’apposizione d’interessi o i crediti di capitale portano a redditi di interessi o ad applicazione d’interessi nel senso della limitazione di interessi (4h.3.4 EStG). Sono eccettuati importi senza obbligo impositivo a basso tasso, in occasione della valutazione, per la prima volta, di obbligazioni (deduzione d’interessi). La valutazione non coincidente col valore nominale di crediti di capitale nel valore per contanti non conduce, in ogni caso, ad applicazioni d’interesse nel senso della limitazione degli interessi. L’imposizione e la deduzione d’interessi e le correzioni di valore di obbligazioni o di crediti di capitale con decorrenza del termine di riferimento del bilancio restano fuori considerazione nel periodo inferiore ai 12 mesi.

Esempio 1 (credito scaduto)

La società a responsabilità limitata consegna il 30.12. 2001 beni alla società ia responsabilità limitata S. Il prezzo di vendita ammonta a 10 milioni di euro e scade il 31.10. 2010. L’anno economico di tutte le parti è corrispondente all’anno del calendario. I presupposti per l’applicabilità della limitazione d’interesse (superano gl’importi esenti, nessuna via d’uscita ecc.) ricorrono nei confronti di tutte le parti.

Soluzione

B1

La srl V ha acquistato i beni al valore contante dell’obbligazione del prezzo di acquisto. Al fine dell’accertamento del valore in contanti può essere utilizzata, secondo la allegata tabella 2 – 0.618 della nota BMF del 26 maggio 2008 (pag. 699). L’imposizione prodottasi nelle date di riferimento successive è un’imposizione d’interessi nel senso dl § 4h.3.2 EStG. Nell’anno economico 2002 nasce in questo modo un’apposizione ’interessi nell’ammontare di 340 euro, nell’anno economico 2003 di 350 euro, nel 2004 di 380 euro; nel 2010 il debito viene integralmente estinto e l’apposizione d’interessi ammonta a 520 euro. Il totale dell’imposizione d’interesse sorto nei giorni di rifermento successivi con la rivalutazione del debito è un’imposizione d’interessi ne senso del § 4h.3.2 EStG. Nel 2002 esso giungeva ad un ammontare d’interessi di 340 euro, nel 2003 di 350 euro. L’ammontare totale d’interessi della srl V nel periodo del debito ammonta a 3, 82 milioni di euro.

L’ammontare totale di interessi considerabile per la srl V è di 3, 82 milioni di euro. Valutazioni parziali non conducono – con riserva dei principi enunciati al n. 27 – ad applicazioni d’interessi o ad ammontare di interessi nel senso del § 4h.3.2 e 3 EStG.

5. Cessione

a) Cessione di un credito da trasferimento di capitale in danaro

aa) Forfettizzazione impropria/ Factoring improprio

Nella forfettizzazione impropria o factoring improprio il credito resta attivato presso il cedente col suo valore contante. Il cedente deve portare al passivo un debito d’interessi da prestito nell’ammontare del valore nominale dell’obbligo di rimborso formantesi nei confronti del cessionario (= valore nominale del credito ceduto).

Il cedente ha l’obbligo di effettuare un’appostazione attiva distinta nell’ammontare della differenza tra il valore nominale del debito e il capitale in danaro trasferito. Il cessionario ricava una credito di prestito nei confronti del cedente e un’appostazione di conti al passivo in misura corrispondente. Le appostazioni contabili differenziate devono essere linearmente eliminate in casi di venir meno del prestito. L’imposizione o l’importo nascente da questo sono imposizione d’interessi nel senso del §4h.3.2 e 3 EStG. I corrispettivi di factoring e quelli che coprono i rimanenti costi – ad es. per la tenuta del libro dei debitori da parte e cessionario – non costituiscono imposizioni d’interesse né importi d’interessi. Le imposizioni d’interessi del cedente si riducono per le spese di factoring solo quando questi presenta un regolare conto del cessionario su questi importi.

Esempio 2 (Cessione di crediti in scadenza)

La srl V vende il suo credito in scadenza nei confronti della srl S, per es. valido fino al 30.12. 01 e lo trasferisce on effetto immediato. Il prezzo di vendita ammonta a 6 milioni di euro e viene subito pagato. Il rischio di insolvenza viene assunto dalla srl S. Non veniva concordato uno speciale rifiuto per costi d’incasso, ecc. l’L’anno economico di tute le parti corrisponde all’anno in calendario. I presupposti per l’applicabilità della limitazione d’interessi non superano i limiti liberi consentiti, non consentono nessuna scappatoia, ecc. e sono posti nei confronti di tutte le parti.

Soluzione

B3

Il regime di bilancio del debito della srl S verso la srl V non viene turbato dal trasferimento del credito. L’immagine del bilancio e lo sviluppo dei suoi risultati corrispondono a quelli descritti al punto B1. L’imposizione d’interessi, irrilevante della srl S nel corso del debito resta immodificata nell’ammontare a 3, 82 milioni di euro.

B4

La srl V deve documentare già il 31.12. 2021- oltre al debito verso la srl V (v. punto B2) anche un debito da prestito dell’ammontare di 10 milioni di euro verso la srl K, ed anche un’appostazione contabile separata attiva dell’ammontare di 4 milioni di euro.

B5

Il debito da prestito non è soggetto ad un’apposizione d’interessi secondo il § 5.1 n.3 EStG, perchè è già sottoposto ad interessi. Nei giorni di di riferimento successivi alla conclusione del contratto nascono, con la nuova valutazione del credito, importi che conducono, al di là del termine di scadenza del debito da prestito, ad un’imposizione d’interessi nel senso del §4h3.3 EStG nell’ammontare di 3, 82 milioni di euro (v. punto B2). L’appostazione differenziata contabile attiva al di là del termine di scadenza deve essere attivata in modo effettivamente lineare (debito a scadenza) e porta annualmente ad un addebito d’interessi di 1180 euro.

B6

La srl K riceve con l’acquisto del credito un credito da prestito verso la srl V. la rappresentazione in bilancio avviene come segue.

31.12.01 Credito verso la srl V 10.000 banca 6.000.000
Passivo RAP 4.000.000
10.000 10.000.000

B7

Il credito da prestito non è soggetto ad una necessità di correzione secondo il § 6,1 n.2 EStG perché è già gravato da interessi. L’appostazione contabile differenziata passiva è da eliminare linearmente (credito a scadenza) e porta annualmente ad un’ imposizione d’interessi nel senso del § 4h.3.3 EStG nell’ammontare di 444.444 euro.

Se l’estinzione del debito assunto a viene ratealmente le le appostazioni contabili differenziate devono essere eliminate secondo i metodi della squadra interessi.

bb) Factoring proprio

Nel factoring proprio il cessionario assume il rischio aggintivo della non riscossione del credito trasferito. Il credito deve essere da lui posto in bilancio. Il trasferimento ha valore solo su coincidente richiesta scritta di cessionario e cedente, nel senso del punto 14, come trasferimento di capitale esterno nel senso di cui al § 4h.3.2 EStG. Come importo d’interessi del cessionario nel senso della limitazione d’interessi deve prendersi la differenza tra valore nominale e prezzo d’acquisto e del già realizzato credito acquistato. I costi da factoring, per coprire gli altri costi – per es., per l’assunzione del rischio di star del credere e della tenuta dei libri del debitore da parte del del cessionario – non costituiscono, però, percezioni d’interesse nel senso del 4h.3.3 EStG.

Il cedente consegue, in questi casi, un reddito da interessi nell’ammontare tra l’importo differenziale tra il ricavo della vendita e il valore contabile del credito venduto. Se quest’importo differenziale ricade su contributi forfettari esposti chiaramente in una regolare fattura, non hanno luogo limitazioni d’interessi nel senso del punto 14.

Esempio 5 (Forfettizzazione propria di un credito in affitto)

V. esempio 4. Il rischio d’insolvibilità dalla srl Sé assunto, in base al contratto di vendita dalla srl K. Non veniva concordato un corrispettivo per l’assunzione del rischio. Le srl V e K posto una concorde richiesta scritta secondo il punto 14.

Soluzione

B 14

La srl S, come conduttrice, non iscrive in bilancio, di regola, il suo debito dal contratto di locazione. L’interesse da affitto da essa conseguito per l’uso del bene in locazione non porta direttamente all’applicazione di interessi soggetti a limitazione.

B15

Al fine della limitazione degli interessi si deve partire, in deroga dai principi fiscali fondamentali del bilancio, dalla considerazione che la srl V ha incassato un corrispettivo di locazione. Nell’ammontare dei crediti ceduti in affitto nell’ammontare dell’importo differenziale tra valore nominale dei crediti da affitto ricevuti e il prezzo di acquisto incassato nasce, al contempo, un’imposizione d’interessi per la srl V nel senso del § 4h.3.2 EStG. La totale imposizione d’interessi, degna di nota, della srl V si aggira così, nell’esempio fatto, a 1 milione e 500.000 euro. L’importo pagato con l’assunzione in affitto e la totale imposizione d’interessi devono essere distribuiti linearmente negli anni anno economici nel periodo di esecuzione del contratto di locazione

B16

La srl K esercita i crediti acquistati nei confronti della srl S nell’ammontare del prezzo di acquisto. L’interesse da locazione riscosso deve essere diviso in na parte d’interesse e un utile da ammortamento. L’utile da interesse così calcolato costituisce una recezione d’interesse nel senso del § 4h.3.3 EStG. Il credito viene diminuito con l’utile da ammortamento. Il totale degli interessi percepiti nell’esempio è di 1,5 milioni di euro

6. EBITDA fiscale

Le applicazioni d’interessi di un’azienda sono detraibili nella misura degli interessi ricevuti; inoltre la deduzioni è aumentata del 30% delle applicazioni d’interessi compiute secondo il § 6,2.1, il § 6.2 a.2 e § 7 EStG, e limitati per il senso determinate diminuito perle ricezioni d’interesse (cd, EBITDA fiscale). Nelle imprese personali è di significato determinante l’utile imponibile accertato secondo le disposizioni del EStG,con eccezione di quelle ex § 4h.3.3 EStG.

Utile imponibile in relazione al §4h EStg.

1. Percezione d’interessi
+ Imposizione d’interessi
+ Ammortamenti secondo il § 62.2 e §7 EStG
= EBITDA fiscale.

Per le corporazioni entrano, al posto dell’utile determinante, i redditi accertati secondo le disposizioni del EStG e del KStg, ad eccezione di quanto previsto dai §§ 4h e 10d EStG e § 9.1.1 n.2 KStG. L’EBITDA fiscale di una corporazione viene incrementato con distribuzione di utili occulti e diminuito con utili da cessione e per dividendi e utili da cessione, quando questi siano fiscalmente esenti. Le entrate della corporazioni nel senso del § 8b KStG, con riguardo all’applicazione del § 4h EStG sono:

1. ricezione d’interessi
+ applicazione d’interessi
+ ammortamenti secondo il § 6.2.2 a e §7 EStG
+ deduzioni di perdite nel sensi del § 10d EStG ((recupero ed esposizione delle perdite)
+ deduzioni di spese nel senso del § 9.1.1 n.2 KStG
= EBITDA fiscale.

L’EBITDA fiscale deve essere accertato nei confronti di aziende. Le imposizioni d’interessi, le ricezioni d’interessi, gli ammortamenti e le partecipazioni ad un utile determinante, che affluiscono all’EBITDA fiscale di una partecipazione ad un’impresa, non vengono, perciò, ancora all’attenzione nei confronti del coimprenditore.

Se un socio di una società di persone che gestisce patrimoni stabilisce la sua partecipazione al patrimonio aziendale (cd. società zebra), la limitazione di interessi viene in applicazione anche nei suoi confronti.

L’imposizione d’interessi, percezione d’interessi e gli ammortamenti della società di persone e le entrate da partecipazione devono essere riferiti proporzionalmente al socio nel quadro dei suoi utili reddituali.

In una società in accomandita per azioni per l’accertamento del reddito determinante nel senso del § 8 a.1 KStG non deve essere applicata la disposizione del § 9.1 n.1 e 3 KStG. Nella formazione dell’EBITDA fiscale del socio personalmente responsabile non viene considerata la partecipazione agli utili.

Sono da prendere in considerazione imposizioni d’interessi e recezione d’interessi nel senso del § 4h.3 EStg di una società – organo per un titolare di organo nel quadro del § 4h.1 EStG (ù 15.1 n. 3.3 KStG). Lo stesso vale per gli ammortamenti secondo il § 6.2.1, § 6.2 e §7 EStG.

7. Deduzione di interessi

Le imposizioni non detraibili d’interessi di un periodo d’imposizione devono detrarsi secondo il § 4h.1.2 EStG negli anni economici successivi (detrazione d’interessi). Esi aumentano le imposizioni d’interessi di questi anni economici e possono. Così, portare a che nell’anno di deduzione venga superata il limite libero secondo il § 4h.2.1 EStG.

Secondo il § 4h.5 EStG non vi è deduzione d’interessi nell’ esercizio di compiti o nel trasferimento di una parte d’impresa. In questi casi la deduzione d’interesse va suddivisa tra tutte le parti. Vale come compito di una parte d’impresa anche la separazione di una società – organo dalla cerchia degli organi.

L’utilizzazione di un importo d’interessi preorganico della società organo non è ammissibile durante l’esistenza del rapporto organico; sono applicabili al riguardo i principi di cui al § 15.1 n.1 KStG.

La deduzione d’interessi deve essere accertata in modo specifico, secondo il § 4h.4.1 EStG . Il provvedimento di accertamento deve essere diretto al titolare dell’impresa (società di persone, corporazione), presso la singola impresa con indicazione dell’impresa.) Per le società di persone deve essere indicata questa come destinataria del provvedimento di accertamento, non i coimprenditori. Per le imprese di tipo commerciale il provvedimento di accertamento deve essere indirizzato al responsabile di questa, con indicazione dell’azienda.

8. Titolarità di più imprese

Sul patrimonio speciale di azienda e sugli utili speciali da imprese collegate v. n. 8 e 19.

L’accertamento delle applicazioni d’interessi non detraibili viene effettuato con riferimento all’azienda. Le applicazioni d’interesse non detraibili devono essere imputate alle imprese collegate anche secondo la cifra generale di ripartizione degli utili, quando si tratta di applicazione d’interessi dal settore patrimoniale speciale di un’impresa collegata.

Nel caso di separazione di un’impresa collegata da una società la deduzione degli interessi avviene pro quota, in misura corrispondente a quella di partecipazione dell’impresa separata alla società. (§ 4h.5 parte 2 EStG).

Esempio

Partecipano alla società in accomandita OHG -ABC la società a r.l. A per il 10%, la srl B per il 60%, la srl C per il 30%. Tutte le società fanno parte di un gruppo. I ll numero chiave di ripartizione degli utili della ABC si uniforma alle quote di partecipazione. La srl A ha finanziato la sua partecipazione dall’esterno. Si sono prodotte, fino al 31.12. 2001, nell’ambito del patrimonio aziendale speciale della srl A, spese per compiti aziendali nell’ammontare di 7 milioni di euro Alla OHG la scappatoia non è riuscita.

Il 1°.1.2002 la srl A costituisce in separazione la srl C.

Soluzione:

1. Ripartizione dell’utile

A 10% B 60% C 30%
Proprietà indivisa 10.000.000 1000 6000 3000
Spese 7.000
Utile 3.000 6000 6000 3000

2. Accertamento degli interessi detraibili:

L’utile decisivo ammonta a 3 milioni + 7 milioni di euro= 10 milioni di euro

  1. Gl’interessi detraibili ammontano a 0. 4 milioni di euro

  2. con la separazione della Csrl a 1,2 milioni di euro.

9. Rapporti organici

Sul trattamento del rapporto organico come azienda n. n.10 e 65.

Sulla franchigia in un rapporto organico v. 57.

III. Fattispecie eccezionali (§4h.2 EStG)

1. Franchigia

La limitazione d’interessi non viene presa a base, se le percezioni d’interessi che superano l’imposizione d’interessi(interessi a saldo)ammontano a meno di 1 milione di euro (franchigia del § 4h.2.1 lett. a EStG).

La franchigia si riferisce ad un’azienda. Essa vale anche per le corporazioni, associazioni di persone e masse patrimoniali (§ 8 a.1 KStG)

La franchigia per il gruppo di organi è concessa solo una volta

La franchigia si riferisce all’anno economico in corso dell’azienda.

2. Appartenenza ad un gruppo

Alla limitazione dì interessi sta a base un più ampio concetto di gruppo. Un’impresa può essere dominata solo da un titolare. Se un’azienda sia appartenente ad un gruppo viene di regola stabilito secondo il § 4h.2.5 EStG (caso di base). Un’azienda fa, quindi, parte di un gruppo se, secondo lo standard contabile applicabile è inserita in una commissione deliberante o avrebbe pouto esserlo.

Se vi è un gruppo nel senso del § 4h-3.5 EStG, deve essere verificata la presenza dei presupposti di cui al § 4h.3.6 EStG (cd. gruppo ordinario). È presupposto di un gruppo ordinario che la politica finanziaria e di affari di un’azienda può essere definita insieme con una o più altre imprese. Può esservi, così, un gruppo anche quando vi sia al vertice una persona fisica e vengano osservate le partecipazioni ai titolari dominanti al patrimonio privato. Anche una società operante nel campo patrimoniale può essere al vertice di un gruppo. Nei casi in cui lo steso vertice del gruppo non costituisce un’azienda nel senso del § 4h.1 EStG o è in manutenzione nella commissione del gruppo sono ammesse solo le imprese dominanti. Sulla questione del finanziamento esterno di società v. punto 80.

Le imprese gestite in forma sociale secondo il § 310 HGB o quelle analoghe, che vengono ammesse alla commissione del gruppo secondo altri standards applicabili, non fanno parte di un gruppo sotto il profilo della limitazione degli interessi. Lo steso vale per le imprese associate (§ 311 HGB) o per quelle analoghe.

Una singola impresa con più aziende non costituisce, di per sé, un gruppo nel senso della limitazione degli interessi.

Se la natura commerciale di un’impresa titolare del patrimonio si ricava solo da un interesse personale e obiettivo con le imprese che conducono l’azienda (frazionamento di imprese) non vi è, in ogni caso, un gruppo nel senso della limitazione degli interessi.

Un singolo imprenditore o una società non danno luogo ad un gruppo solo perché gli stessi hanno diversi stabilimenti aziendali all’estero. Per la dotazione di capitale degli stabilimenti aziendali con capitale proprio valgono i principi amministrativi su stabilimenti aziendali secondo la nota del BMF del 24 dicembre 1999).

Un complesso organico vale come un’azienda (§ 15.1 n.3 KStG e non costituisce, di per sé, un gruppo nel senso della limitazione di interessi.

Per una società in accomandita per azioni la stesa e quella operante solo in via complementare sono considerate come un’azienda nel senso della limitazione degli interessi se l’attività della srl – otre al suo potere di rappresentanza – si risolve nell’assunzione della responsabilità e della conduzione degli affari per la società in accomandita, e né la società in accomandita, né la srl operante solo sul piano ausiliario fanno parte di un gruppo. La società in accomandita srl & Co non è da ritenere, in questi casi, un gruppo. Ciò non vale se la srl svolge, inoltre, una propria attività di affari. Questo deve essere, per esempio, affermato se ad essa debbano essere attribuite applicazioni d’interessi secondo i principi di questa nota. Lo steso vale per le società in forma giuridica analoga alla srl & Co società in accomandita (per es. la Limited & Co. KG).

Le società di scopo sono, ai fini della limitazione di interessi, aziende facenti parte di un gruppo se deve essere raggiunto un consolidamento nella commissione del gruppo secondo gli standards contabili che vengono di volta in volta in applicazione. Nei casi di gruppo ordinario secondo il § 4h.3.6EStG, le società di scopo sono da considerare facenti parte di un gruppo quando la loro politica finanziaria e degli affari può essere stabilita unitariamente con una o più alte imprese. Le società di scopo di garanzia nel quadro di operazioni Asset – Backed – Securities, l’oggetto della cui impresa sta nell’acquisto giuridico di crediti di qualunque specie e/o dell’assunzione di rischi da credito e da assicurazioni, non costituiscono, ai fini della limitazione di interessi, imprese facenti parte di un gruppo, se uan partecipazione alla commissione del gruppo è avvenuta solo sulla base di una trattazione economica sotto il profilo della ripartizione di utili e di rischi.

Per la questione se un’azienda sia un gruppo, o ne faccia parte ci si deve, in principio, fondare sui rapporti del giorno dell’accordo. Lo stesso vale anche per i casi dell’acquisto o per l’alienazione di società con durata inferiore ad un anno. Nel caso di fondazione di una nuova società, ivi compresa la nuova fondazione attraverso conversione, la società è considerata, dal momento della nuova fondazione, ai fini della limitazione di interessi, come facente parte di un gruppo. Se nasce per la prima volta un gruppo nel senso del § 4h.3.5 e 6 EStG le singole aziende valgono solo dal giorno successivo a quello dell’accordo come facenti parte di un gruppo.

3. Compensazione di capitale proprio in aziende facenti parte di un gruppo (Escape – klausel)

Secondo il § 4h.1 lett.c.2 EStG la deduzione d’interessi non è soggetta alle limitazioni di cui al § 4h.1 EStG se la quota di capitale proprio del gruppo non è superiore all’1%. La quota di capitale proprio si definisce, quindi, come rapporto del capitale proprio con la somma in bilancio (§4h.2.1 lett. c parte 3 EStG).

Per l’applicazione della escape – clausel ci si deve basare sulla quota di capitale proprio nel bilancio di apertura (§4h.2.1 lett.c-parte 1 EStG). Nella fondazione di una nuova azienda ci si basa eccezionalmente sul capitale proprio nel bilancio di apertura. La quota di capitale proprio dell’azienda deve essere compensata con la quota di capitale proprio nel gruppo nel giorno della conclusione dell’accordo. Il bilancio finale del gruppo non si estende all’azienda nuovamente fondata. Se la data del bilancio finale dell’azienda è lontana da quella del gruppo, per la compensazione delle quote di capitale proprio è determinante quella del bilancio finale del gruppo. Si può trattare, al riguardo, di una chiusura di bilancio provvisoria (cfr. per es. il caso di chiusura del bilancio secondo il § 299.2 HGB).

Per la compensazione del capitale proprio bisogna prendere a base la chiusura del bilancio del gruppo e quella dell’azienda. Le correzioni di capitale proprio e le somme in bilancio della chiusura del bilancio del gruppo o/e della chiusura, necessarie per la compensazione del capitale proprio, devono essere, inoltre, esposte fuori dalla chiusura del bilancio, in un conto a parte.

Le chiusure di bilancio esistenti sono in principio impiegate senza modificazioni, nei casi del § 4h.3.6 EStG, se le stesse, secondo i §§ 291, 292 e 315 a HGB, danno luogo ad una franchigia. Le stesse non devono essere estese a quelle imprese facenti parte di un consorzio, che non sono state inserite, – ad es., nell’ipotesi prevista dal § 296 HGB – in modo ammissibile, nella chiusura del bilancio del consorzio; queste aziende sono aziende facenti parte del consorzio non considerate nel senso del § 4h.2.1 lett. c EStG.

Le società di scopo consolidate sono determinanti per la definizione della quota di capitale proprio del gruppo sulla base ella chiusura di bilancio del gruppo se esse sono considerate, sotto il profilo dei fini della limitazione degli interessi, come non facenti parte del gruppo. Per le imprese gestite in forma sociale non può essere esercitato un diritto di scelta ad un consolidamento parziale in riferimento alle finalità della limitazione d’interessi. La quota di capitale proprio della chiusura di bilancio (consolidamento di quote) deve essere, se del caso, adattata in modo corrispondente.

Una rettifica della chiusura di bilancio del gruppo per società garantite e per imprese gestite in forma di società può aver luogo quando non si verificano in tal modo rilevanti modifiche della quota di capitale proprio del gruppo.

Nell’accertamento della quota di capitale proprio dell’azienda devono considerarsi oggetti patrimoniali e debiti, ivi compresi accantonamenti, aiuti per la compilazione del bilancio, appostazioni contabili distinte e altro, quando questi sono contenuti nella conclusione del bilancio del gruppo, col valore ivi ad essi attribuito. Un valore di avviamento, contenuto nella chiusura di bilancio e nel quadro di un acquisto di partecipazioni, deve essere imputato a riserve occulte, contemporaneamente pagate, della società partecipata, quando le stesse spettano a questa. La somma in bilancio della società deve essere, se del caso, adattata.

La riduzione delle partecipazioni, prevista nel § 4h2,1 lett.c.5 EStG, ad altre società del gruppo nazionali e straniere comprende anche partecipazioni ad imprese con più titolari. Il valore della partecipazione non è stabilito.

Non ha luogo una riduzione di partecipazioni proprie e di partecipazioni a società non facenti parte di un gruppo.

Nell’accertamento della quota di capitale proprio dell’azienda il capitale proprio trasferito secondo i relativi, vigenti principi contabili dve essere modificato nelle seguenti misure (§ 4h.2.1 lett.c. 5.6.7 EStG):

+ in valore di avviamento contenuti in chiusura di bilancio, nella misura in cui concerne l’azienda,

+ modifica dei valore di allibramento dei beni e dei debiti patrimoniali (con eccezione di quelli indicati al n. 7) nel valore contenuto nella chiusura del bilancio,

+ la metà dell’appostazione speciale con partecipazione di accantonamento (§ 273 HGB).

/ capitale proprio senza diritto di voto – con eccezione di azioni privilegiate,

/ partecipazioni ad altre società di gruppo,

/ apporti degli ultimi sei mesi prima del giorno determinante della chiusura del bilancio, quando son previste come corrispettivo nell’ambito della loro erogazione o distribuzione dei primi sei mesi successivi alla data determinante della chiusura di bilancio,

+/ Il patrimonio speciale di impresa è da attribuire all’impresa cofirmataria;

La somma in bilancio dell’azienda deve essere modificata come segue:

+ nel valore di allibramento contenuto nella chiusura di bilancio, quando viene attribuito all’azienda,

+/correzione degli appostamenti di valore degli oggetti e debiti patrimoniali (eccezione – con riserva dei casi di cui al n. 73 –nei valori contenuti nella chiusura del bilancio,

/ partecipazioni ad altre società di gruppo,

/ apporti degli ultimi sei mesi prima del giorno di chiusura del bilancio quando alla loro percezione o distribuzione si contrappongono i primi sei mesi successivi a tale data,

/ crediti di capitale che non siano desumibili dalla chiusura di bilancio del gruppo e la loro vincolatività si presenti in modo quanto meno uguale nel senso del § 4h.3 EStG,

+/il patrimonio speciale di azienda è da ascrivere all’azienda in partecipazione.

La compensazione del capitale proprio deve essere, di principio, esposta sulla base dei principi negli International Financial Reporting Standards (IFRS) anche quando, fino a quel momento, non veniva pubblicata una chiusura di bilancio del gruppo (§4h.2.1 lett. c.8 EStG). A prescindere da questo, possono essere effettuate chiusure di bilancio secondo il diritto commerciale di un paese membro dell’UE se non deve pubblicarsi e rendersi pubblica una chiusura di bilancio secondo gli IFRS e non era stata adottata in nessuno degli ultimi 5 anni una chiusura del bilancio di gruppo secondi gli IFRS.

Secondo i Generally Accepted Accounting Principles degli USA (USGAAP) devono effettuarsi e pubblicarsi chiusure di bilancio quando non si deve effettuare o pubblicare una chiusura di bilancio secondo gli IFRS o il diritto commerciale di uno stato membro dell’UE.

IV. Finanziamento sociale esterno

Ai titolari di imprese che non fanno parte di un gruppo (§ 4h.2.1 EStG) non si applica la limitazione d’interessi del §4h.1 EStG, quando ha luogo un finanziamento sociale esterno risarcitorio. Questo presuppone un utile per il finanziamento sociale esterno dell’ammontare superiore al 10% delle imposizioni d’interessi in eccesso di più di un quarto del capitale della corporazione, direttamente o indirettamente attraverso un contitolare di capitale (un titolare di quota partecipante effettivamente), una persona prossima a questo nel senso del § 1.2 AStG, o un terzo che può rivalersi materialmente sul partecipante o sulla persona a lui prossima (v. § 8 a.2 KStG).

Un titolare appartenente ad un gruppo può, in principio, utilizzare la clausola Escape del § 4h.2.1 lett. c EStG solo se può dare la prova per tutti gli appartenenti al gruppo. Il § 8 a.3 KStG presuppone un finanziamento esterno dannoso di qualunque società del gruppo nazionale o straniera da parte di un titolare partecipante, direttamente o indirettamente, non titolare, con partecipazioni non facente parte del gruppo, di questa o di di un’altra società del gruppo. Si deve trattare al riguardo, non di un finanziamento esterno del titolare, al quale si applica il § 4h.1 EStG. I finanziamenti interni al grup non conducono ad un finanziamento sociale esterno produttivo di danno nel senso del § 8 a.3 KStG; questo vale, per es., anche per le garanzie interne al gruppo. Un finanziamento interno al gruppo non ricorre se il capitale esterno viene trasferito tramite i vertici del gruppo e lo stesso vertice no appartiene al gruppo.

(Gruppo ordinario). Un finanziamento esterno di società del gruppo da parte dei vertici dello stesso può, in questi casi, essere produttivo di danno ai presupposti del § 8 a.3 KStG. Una tale serie di avvenimenti può ricorrere se una persona fisica domina più società di capitali e trasferisce a queste capitale esterno.

Partecipazioni dirette e indirette saranno sufficienti per stabilire se un socio è realmente partecipante, consorziato.

Un finanziamento sociale esterno è dannoso se supera del 10% l’utile relativo al redito netto della società. Gli utili netti da capitale esterno della società vengono calcolati nel loro totale (visione generale). Vengono compresi i finanziamenti sociali esterni indipendentemente da fatto che essi abbiano effetto sul reddito nazionale o estero del titolare.

Una pretesa concreta giuridicamente esercitabile (per es., sulla base di una dichiarazione di garanzia o di una fideiussione), un obbligo di annotazione in bilancio, una assicurazione reale (per es. una garnzia sulla proprietà, un debito fondiario) o una lettera di patrocinio pesante o leggera possono dar luogo ad un’azione di regresso nel senso del n. 79 e seg., ma non sono però necessarie. È già sufficiente se il titolare partecipante o la persona ad esso prossima garantisca realmente per l’adempimento del debito. In particolare, vengono concepite anche operazioni nelle quali una banca concede un prestito e il titolare della partecipazione, dal canto suo, mantiene un investimento presso la banca(cd. finanziamento back – to- back); la cessione del credito da investimento alla banca non è un presupposto. Anche la concessione di pegno dei partecipanti alla società finanziata dall’esterno giustifica un’azione di regresso.

V. Partneriati privati in mano pubblica

Per l’applicazione della limitazione d’interessi ai partneriati privati in mano pubblica –ŐPP (Public Private Partnership) vale quanto segue:

1. Basi fondamentali

Per ŐPP deve intendersi una cooperazione contrattualmente disciplinata e stabilita a lungo termine tra mano pubblica ed economia privata per la realizzazione economica di compiti pubblici, nella quale il partner privato assume, di regola, la programmazione, la costruzione, il finanziamento e se del caso la valutazione dell’oggetto del progetto. Come moduli contrattuali vengono qui in considerazione, essenzialmente, quello del titolare, quello dell’acquirente, quello della dazione in affitto, quello del leasing, quello contrattuale (contracting) e quello della concessione. I progetti possono essere attuati, tanto nel quadro di aziende già esistenti, quanto di società appositamente costituite, se del caso con la partecipazione del committente pubblico come socio (modulo sociale).

2. Principi

L’imputazione dei beni economici, l’oggetto di un contratto ŐPP dipendono dall’operazione contrattuale scelta dalle parti e dalla sua pratica gestione. Con la valutazione dei complessivi fatti deve decidersi, secondo i principi generali, a chi devono imputarsi i beni. I principi esposti ai nn. 27 e segg. sull’imposizione e detrazione d’interessi e sulla cessione di crediti (forfetizzazione) devono essere applicati anche a rapporti contrattuali nel quadro di ŐPP.

3. Modulo del titolare/ modulo dell’acquirente

È punto caratteristico per il modello di titolare e di acquirente che la mano pubblica, dopo il trasferimento e l’assunzione dell’oggetto del progetto, divenga proprietaria di diritto civile e commerciale (nel modulo del proprietario) o quanto meno economico (nel modulo dell’acquirente). Per il rifinanziamento dei suoi investimenti il committente privato riceve un corrispettivo mensile dal committente pubblico. Se viene concordato, riguardo al debito concesso al concessionario privato per il periodo di durata del contratto, uno speciale accordo creditizio, gli utili concordati danno luogo nei confronti del committente pubblico e di quello privato, ad imposizione d’interessi. Se non vi è un accordo speciale sugli interessi, il credito del committente privato deve essere bilanciato con quello del committente pubblico. Conformemente al n.27 sorgono successivamente per il committente privato e per quello pubblico imposizioni d’interessi.

Nella forfettizzazione del credito da parte del committente privato in conformità al punto 29, in una forfettizzazione impropria, e in conformità ai punti 32 e segg., in una forfettizzazione propria si può giungere, per il committente privato, ad una applicazione dell’imposizione d’interessi che è sottoposta lla limitazione degli interessi.

4. Modulo della locazione

Caratteristico del modulo della locazione è che la proprietà di diritto civile ed economica sull’oggetto del progetto è attribuita al committente privato durante l’intero periodo del progetto. I pagamenti dell’affitto, che vengono effettuati dalla mano pubblica al committente privato, non contengono una partecipazione ad interessi e non conducono a percezioni d’interessi che diano luogo al saldo di applicazione d’interessi nel quadro della limitazione d’interessi. La forfettizzazione di successivi prezzi di riscatto conduce, coi presupposti di cui ai n. 36 e segg., a questa imposizione d’interessi.

5. Modulo leasing

Le quote d’interessi contenute nelle rate di leasing portano. Secondo le regole di cui al n.2, per il committente privato come concedente in leasing, per quello pubblico come concessionario di leasing, ad esborso d’interessi. La forfettizzazione di successivi riscatti di leasing da parte del committente privato dà luogo per quest’ultimo, nei presupposti ex n. 36 e segg., ad imposizione d’interessi.

6. Modulo contracting

È di regola oggetto del contratto l’installazione e gl’investimenti tecnici dell’azienda in edifici. Analogamente ai principi vigenti a per gli edifici in affitto si deve verificare, nel singolo caso e con riguardo dei relativi accordi contrattuali, a chi devono essere attribuiti, nel bilancio fiscale, gli investimenti contracting. Nel caso di attribuzione al committente privato valgono le istruzioni di cui al n.87; nel caso di attribuzione al committente pubblico, le corrispondenti istruzioni del n.86.

7. Modulo della concessione

In ŐPP che vengono realizzate contrattualmente col modulo della concessione, vi è la caratteristica speciale che l’utente dell’oggetto progettuale e, se del caso, delle ulteriori prestazioni del committente privato, che non è quello pubblico, ma un terzo. I terzi non sono parti contrattuali nel quadro del contratto di concessione che viene concluso tra committente privato e committente pubblico. Il committente pubblico conferisce nel contratto di concessione al committente privato il diritto dell’utilizzatore di rifinanziarsi con corrispettivi o contributi. Presupposto incondizionato per il ricevimento di una prestazione di finanziamento del committente privato, che conduce pr questo a percezioni d’interessi, è che, per questo, sia conferita al committente pubblico, o venga a questo traferita quanto meno la proprietà economica sul bene oggetto del progetto e, al più tardi, nel suo completamento. Quando vengono adottati, nel quadro dei contratti di concessione, speciali accordi su prestiti tra le parti contrattuali sulle prestazioni di finanziamento del committente privato, gli interessi esposti in fattura e pagati devono essere riferiti al committente privato, e le imposizioni d-interessi al committente pubblico. Il committente privato deve dimostrare che l’utile concordato é quello corrente di mercato. Se gl’interessi esposti in fattura e pagati dal committente pubblico superano i costi di rifinanziamento del committente privato, questo [ un indizio contrario al giudizio di natura corrente di mercato.

VI. Mano pubblica

Gli organismi di diritto pubblico per es., enti territoriali, chiese, non danno luogo, con le loro aziende di carattere commerciale e con le loro partecipazioni ad altre imprese, quando le stesse non vengono tenute in un’azienda di tipo commerciale, a gruppi ordinari nel senso della limitazione di interessi.

Le societa’ di partecipazione della mano pubblica possono far parte di un gruppo nel senso della limitazione d-interessi. Le societa’ holding di diritto privato in proprieta’ di organismi di diritto pubblico possono, comunque, qualificarsi come gruppi autonomi nel senso di cui al 4h EStG.

Gli organismi di diritto pubblico e le istituzioni esenti da imposte nel senso del §4h E EStG non integrano l’ipotesi del finanziamento esterno di società attraverso la prestazione di fideiussioni e di altre garanzie nel finanziamento di società, nelle quali siano partecipanti, quanto meno, direttamente o indirettamente, al 50% del capitale, cioè quando si tratta di un’operazione in cui il terzo legittimato alla fideiussione concede alla società di capitali un prestito e l’organismo di diritto pubblico, da parte sua, ha un credito e può rivolgersi al terzo o alla persona a questo prossima (cd. finanziamenti back-to-back). Lo stesso vale nel caso di responsabilità debitoria solidale della mano pubblica. La mano pubblica adempie di regola con le sue attività economiche aa compiti di previdenza nel quadro di compiti legislativi ed è sootoposta regolarmente ad un controllo.

VII. Casi speciali

Redditi da prestito che vengao conseguiti sulla base di condizioni generali di credito non sono imposizioni o percezioni d’interessi nel senso della limitazione di interessi quando si tratta, direttamente o indirettamente, di mezzi garantiti in bilancio dell’UE, della federazione, dei Länder, dei comuni o di altri organismi di diritto pubblico o di un’istituzione, esente da imposte secondo il § 5.1 n.2, 17 o 18 KStG.

A queste appartengono in particolare:

  • i prestiti debitori degli istituti di credito (nel senso dellacordo tra la Commissione UE e la Repubblica Federale di Germania sul’istituzione di istituti di credito giuridicamente autonomi in Germania del1° marzo 202,

  • i prestiti per l’edificazione pubblici e non pubblici,

  • i prestiti per l’assistenza domestica,

  • i mezzi che sono collegati coi compiti (per es., diritti di accompagnamento o vincoli sul corrispettivo di affitto).

BMF del 4.7.2008 – IV c 7 – S2742 a/07/10001